Anno 2005
Anno 2005
Collaborazione per: 1° Convegno Torino 29 gen ‘05 “La nuova legge sui maltrattamenti sugli animali: luci ed ombre”;
Protocollo d’intesa con la Provincia di Genova;
ago ’05 Adesione Campagna Ricerca Senza Animali;
26 ago ’05 Adesione “Bazar dei Popoli”;
Collaborazione per: 2° Convegno Firenze 5 nov ’05 “Luci ed Ombre sulla nuova normativa” ad un anno dall’entrata in vigore;
Manifestazione telematica 10 dicembre, Giornata Nazionale dei Diritti (per noi dei Diritti di tutti: Umani, Ambiente, Biodiversita'): adesione a "No Excuse 2015":
Adesione Campagna “anti - fois gras francese”;
Adesione Progetto Campagne per gli Animali;
Seminario 10 gen ’05 “Proposte di modifica L. reg. 23/00” relatore Avv. Fabio Broglia;
Accordo con SML: granatura Ovistop;
Seminario 20 apr ’05 “Metodologie di censimento e riconoscimento ungulati poligastrici” relatore Prof. Andrea Marsan;
12 giu ’05 “operazione segnanidi” su torrente Rupinaro;
Raccolta capi di abbigliamento e sanitari per Paesi in difficoltà;
Adesione a iniziativa Celivo per formazione volontari: “corso per volontari zoofili”
Accordo con ASL4 per accoglienza borsa lavoro e borsa di socializzazione;
Soccorso, cattura, degenza, cura (veterinaria e farmacologica), eventuale reintroduzione nella zona di appartenenza di decine di animali (vedi dettaglio).
20 /12/06 Animali come noi: l'avvocato degli animali
20 /12/06 Animali come noi: l'avvocato degli animali
Si ringrazia la dottoressa per la disponibilità e la professionalità dimostrata atta ad ovviare uno stato di salute non favorevole in cui versa il responsabile dell'associazione di volontariato Ayusya.
"Da circa 20 anni mi occupo di animali in modo sempre più pressante e coinvolgente.
Dapprima da semplice amante soprattutto di gatti poi ampliando via via il raggio di azione.
Ho fatto una scelta vegetariana dal 1983 e sono responsabile legale della Onlus Āyusya sin dalla sua fondazione. L’associazione di Volontariato che rappresento vede i suoi soci aventi diritto al voto solo vegetariani e pacifisti da almeno due anni consecutivi (da dimostrare).
Nella passata Amministrazione regionale sono stata eletta con voto di maggioranza quale membro supplente dell’Osservatorio sul volontariato zoofilo ligure. Durante questo mandato mi è capitato molte volte di contestare lo status quo in cui giaceva l’Osservatorio ed altrettante volte ho notato scemare qualsivoglia tentativo di iniziativa costruttiva a favore degli animali. L’Osservatorio si riuniva sempre più di rado e ciò che veniva discusso non ha mai avuto un termine: tutto è rimasto immutato sino ad “estinzione naturale” dell’Organo stesso in quella Amministrazione. Personalmente, non sentendomi più eticamente in pace, diedi le dimissioni.
Nel corso della nuova Amministrazione regionale si è formato un nuovo gruppo. Durante la votazione sono stata eletta unanimamente quale membro effettivo dell’Osservatorio.
Dapprima l’accordo era che ci vedessimo una volta al mese, purtroppo anche questo impegno non è stato onorato.
Le iniziative “annaspano” in una marea maleodorante di sete di protagonismo.
Gli animali sono solo una postilla…
Non ritengo sia tempo di atti ad effetto ma credo sia molto importante lavorare, quando possibile insieme ad altre realtà associative non partitiche e sincere, allo scopo di salvaguardare gli animali, possibilmente tutti, senza volgare specismo.
L’attuale normativa regionale sugli animali di affezione ed urbanizzati dà grande rilievo a cani e gatti, tocca appena la voce riguardante l’avifauna e null’altro.
Naturalmente ciò che la normativa prevede non si traduce in una pronta disponibilità provinciale, comunale o della ASL.
Sovente gli stessi Enti non conoscono la vigente normativa.
I Comuni piccoli, oberati da mille leggi apparentemente in contrasto tra di loro, rimangono “sepolti” da quelle leggi così specifiche quali ad esempio quella sugli animali.
Genova, al di là delle problematiche legate ai fondi ed alle strutture, è un’oasi felice: esiste un ufficio tutela animali da molti anni, un ufficio aperto, pronto ad ascoltare le esigenze degli zoofili e delle associazioni di settore. Un ufficio molto organico che cerca di ovviare ai molteplici aspetti legati agli animali di affezione, urbanizzati e, cosiddetti, infestanti.
Lo stesso non sarebbe neppure proponibile in altre realtà cittadine.
Ci sono Comuni come quello di Rapallo che convive con un ufficio tutela animali ed un delegato alle politiche animali che, con il placet della ASL4 che, anche secondo i media locali, è disposto alla deportazione di centinaia di piccioni destinati ad una riserva di caccia nel pavese.
Perché?
Per ovviare ad un maldestro quanto discutibile tentativo, da parte di una ditta a cui il Comune è legato per motivi a me oscuri, di garantire una granatura con mangime sterilizzante Ovistop.
Il mais trattato con nicarbazina viene prodotto solamente dalla ditta Acme di Cavriago (RE) e consegnato per la distribuzione a chi ne faccia richiesta.
L’Ovistop è considerato un farmaco e come tale è trattato ed affinché sia utile va somministrato secondo prescrizione locale supportata da studio propedeutico rivolto, soprattutto nel primo anno di distribuzione, alla presenza numerica.
Ovviamente questa fattibilità non va ricercata necessariamente in un professionista blasonato ma totalmente inesperto in materia (come quasi sempre accade quando sono i burocrati a comandare) bensì in uno staff di esperti, tra cui biologi, veterinari ed associazioni zoofile o animaliste che operino a livello locale a prescindere dalla propria collocazione nazionale.
Qualcuno potrebbe dire che questo granoturco medicato non funziona.
Beh, i volontari dell’Associazione hanno realizzato con successo la granatura per due anni consecutivi a Santa Margherita Ligure e per un anno a Zoagli con il plauso per la professionalità, la passione, la discrezione e l’ottimo risultato da parte della sig.ra Nichel, Sindaco di Zoagli.
Il mais funziona nella misura in cui lo studio che precede i lavori è serio e la granatura viene realizzata nei modi e nei tempi dovuti.
Purtroppo la legge regionale non è ancora così chiara sull’avifauna: viene presa in considerazione la sterilizzazione ma nessuno vieta espressamente, nella normativa locale, l’allontanamento forzato, i dissuasori viventi (la falconeria), la separazione delle coppie nelle varietà monogame (ad esempio il colombo), la morte per abbandono dei genitori dei pulcini e pulcinotti non autosufficienti per cause di oggettiva appartenenza specifica.
Qualcuno potrà dire: sì ma la normativa nazionale con la legge sulla caccia 157/92, la legge sul maltrattamento di animali 189/04 prevedono già questi casi.
Sì, è vero, però nel frattempo gli animali sono già stati “violentati” nella propria identità o uccisi.
Agli animali non serve avere ragione da un punto di vista legislativo o giuridico, serve vivere in libertà la propria vita.
Se proprio si riterrà necessario un intervento umano atto a mantenere il numero di una specie, esso dovrà essere rispettoso dei momenti biologici particolari e dell’etologia di quella varietà e dovrà essere sempre uno staff di esperti interassociativi, oltre che istituzionali, che deciderà consapevolmente la possibilità oggettiva d’intervento nel totale rispetto delle esigenze animali oltre che di quelle umane.
Ovviamente questo vale per la popolazione alata come per qualsivoglia varietà animale e oltre.
Sempre rimanendo in tema di avifauna urbanizzata sarebbe importante prendere in esame, per quanto concerne la Liguria, la stanzialità sempre più rimarcata di gabbiani reali, di varietà domestiche che richiamano varietà selvatiche sui rii, sui torrenti e sui fiumi nelle zone maggiormente antropizzate, di storni che, seppur per brevi periodi, creano disagio ai coltivatori, ecc.
I gabbiani reali hanno incominciato ad “abitare” nelle città diversi anni fa, trovando il sostentamento in prossimità delle discariche.
Da un po’ di tempo nidificano sui tetti delle nostre case, cacciano nei il cieli della città, soprattutto piccioni e si riproducono spostando i propri pulcinotti ancora immaturi negli alvei fluviali o torrentizi.
Presto si cominceranno a levare voci di dissenso per questa scomoda, quanto violenta presenza.
Per ciò che concerne invece i palmipedi maggiormente presenti nelle nostre acque, cioè anatre mute, anatre tipo Pechino, germanati, ibridi ed oche il discorso è leggermente diverso.
Di solito questi animali vengono visti con simpatia e, a parte i soliti isterici che non mancano mai a nessun livello, molto difficilmente scatenano ire di gruppo.
Il problema degli storni è, per motivi ovvi, ridotto alla realtà rurale che, fortunatamente, non è poi così massiccia in Liguria e che si può considerare anche meno grave poiché gli storni non sono deleteri per tutte le coltivazioni liguri.
Riassumendo la presenza dei “nuovi” vicini alati penso che sarebbe importante rivedere con idonei emendamenti la vigente normativa così poco chiara ed incisiva sui doveri delle istituzioni e sul contenimento numerico incruento, rispettoso, responsabile e consapevole.
Non sarà facile far breccia in un Osservatorio regionale sul volontariato zoofilo ligure così assente ma sarà un mio preciso dovere ed una mia determinata decisione insistere sino ad ottenimento di quanto in proponimento.
In questo momento, pur rallentata dalla difficoltà visiva, sto alacremente lavorando ad alcune integrazioni alla legge regionale 23 del 2000, sugli animali di affezione e sugli animali urbanizzati. Tali articoli spazieranno, oltre che sui volatili già menzionati, sui topi e ratti, sugli scarafaggi, sulle zanzare ed altre specie considerate “nocive” oltre, naturalmente a cani, gatti ed altri animali “naturalizzati” di affezione, quindi, secondo l’ultima Conferenza Stato – Regioni del 6 febbraio 2003 tutti quegli animali che abbiano caratteristiche di domesticità acquisita o caratteristiche di affezione acquisita.
Voglio soffermarmi un poco sugli animali considerati “nocivi”, cioè topi, ratti, scarafaggi, zanzare e così via.
Una storia antica, pregna di superstizioni e false credenze, distorce un’ottica obiettiva su tutti quegli animali che da sempre coabitano con noi seppur, in certi periodi, in modo discreto per poi mostrarsi, in altri periodi, in modo invadente.
Alcuni vedono i topi ed i ratti come portatori di malattie senza mai soffermarsi ad osservarli ed a studiarli seriamente.
Pochissimi si dedicano professionalmente a questi animali ed hanno un approccio privo di preconcetti ottundenti.
Alcuni bio architetti e bio ingegneri affermano senza dubbio alcuno che una costruzione concepita nella giusta ottica non sarà mai rifugio per roditori selvatici poiché, tra le altre innovazioni, sarà proprio una serie di accorgimenti estremamente semplici e scontati ad evitare le scomode presenze.
I topi in generale possono, se infetti, trasmettere la leptospirosi.
Sì è vero, esattamente come un umano può trasmettere “N” malattie infettive.
I topi sono animali deliziosi, intelligenti, versatili e, caratteristica che forse ci sconvolge, estremamente sociali e simili agli umani nell’organizzazione e gerarchia di gruppo.
Come possono i ricercatori italiani essere tra i migliori “derattizzatori”?
C’è veramente da vergognarsi.
Quasi tutti i principali composti atti a derattizzare sono stati concepiti in Italia ed esportati. In tutto il mondo.
I derattizzanti sono composti prevalentemente dicumarinici, ma ce ne sono anche di altra concezione.
La morte nei mammiferi è praticamente scontata se non si è coscienti dell’assunzione dell’inibitore della vitamina K.
Il dicumarinico infatti agisce sulla lenta e progressiva perdita ematica sino a morte del soggetto.
La morte spesso sopraggiunge per soffocamento poiché le cavità polmonari si riempiono di sangue e l’animale non può più adempiere alla sua regolare capacità respiratoria.
Avete mai assistito all’agonia di un ratto a cui è stato somministrato veleno?
E’ terribile.
Senza contare che gli animali interessati da queste derattizzazioni non sono “solo” topi e ratti bensì sovente interessano cani, gatti, ecc.
Io ritengo sia tempo di proteggere anche queste categorie di animali, chissà poi perché considerate marginali, contenendo il numero di presenze in modo razionale e rispettoso della vita.
Esistono delle alternative percorribili.
Percorriamole!
Ciò può essere attuabile anche attraverso un discorso non animalista bensì economico.
Perché arrivare ad un picco di presenze di animali “nocivi”, non compatibile con l’antropizzazione di certe città, quando si può mantenere una soglia accettabile durante tutto l’anno senza particolari spese per la comunità?
Questa razionalizzazione della gestione di certe varietà animali, vecchi e nuovi “infestanti” o “nocivi” può essere tenuta sotto un controllo demografico attento e serio.
Cioè esattamente un’inversione di tendenza rispetto a ciò che attua la maggior parte di Comuni in Italia in questo momento.
Senz’altro di maggior difficoltà è effettuare un controllo sulle nascite di insetti indesiderati.
Io credo che comunque l’Università possa aiutarci attraverso una ricerca non cruenta rivolta alla sterilizzazione chimica di alcune specie.
Naturalmente la ricerca avrà un costo che ritengo che un consorzio di Comuni ben amministrati possa coprire senza alcuna difficoltà.
Tutto questo sarà parte integrante degli emendamenti che saranno al più presto presentati all’Osservatorio regionale e quindi in Regione per l’acquisizione.
Senz’altro il pubblico a questo punto si chiederà perché io non mi occupi di animali “qualsiasi” quali cani e gatti.
Beh.
Vi dirò, c’è una schiera di persone che a ragion veduta, per isterismo, per amore o altro si occupa già di questi deliziosi pelosi.
Ciò che senz’altro posso dire, perché questo è ciò che trasuda quotidianamente dalla “strada”, è che se solo un decimo della normativa vigente in materia di animali fosse applicato, noi animalisti e zoofili non dovremmo quasi preoccuparci .
Trovo che, ad esempio in Liguria, la Legge regionale sia stata concepita in modo attuale e dinamico e, seppur dopo 6 anni richieda delle integrazioni, possa ancora reggere egregiamente.
Ciò che però fa trasalire è che, a parte qualche “oasi felice” ove l’intera normativa sugli animali (affezione, domestici, cortile, trasporti, vivisezione, pellicce, ecc.) è applicata, alcuni Comuni e altri Enti locali preposti ai controlli non conoscano neppure la sua esistenza.
Purtroppo non esistono sanzioni serie che inducano questi Enti pubblici a mettersi in regola.
L’unico articolo a cui appellarsi, per quanto mi è dato sapere, è l’omissione di atti d’ufficio che, essendo un reato depenalizzato dal governo precedente, appartiene ormai ad un passato quasi obsoleto.
Esisterebbe anche il comma 5 art. 24 della stessa Legge regionale che prevede il pagamento di una somma compresa tra un minimo di lire centocinquantamila ad un massimo di lire unmilionecinquecentomila per la violazione delle disposizioni agli articoli della legge stessa.
Ma l’applicazione di detto articolo sugli Enti locali avrebbe un senso se applicato quotidianamente.
Diamo comunque uno sguardo d’insieme alle strutture d’accoglienza della nostra Regione.
A parte alcuni rifugi nettamente in minoranza, quasi nessuno è in regola.
Questo non significa affatto che gli animali stiano necessariamente male in questi ultimi, significa solamente che le vigenti integrazioni che trattano le strutture non hanno assolutamente tenuto in considerazione tutto il territorio ma sono state concepite in realtà ultra urbanizzate e consapevoli, ove comunque gli Enti pubblici conoscono la normativa e la applicano grazie ad uno staff ad essa preposti.
La realtà ligure è fatta di piccoli spazi, di fasce di terra, di verde protetto, ecc. e questo contrasta in modo evidente con le norme che sono state accolte da alcuni piccoli burocrati che hanno avallato delle integrazioni non applicabili ovunque sul difficile ed impervio territorio ligure.
Comunque sia, se desideriamo che gli animali siano adottati in numero tale da evitare l’affollarsi dei canili o dei gattili, dobbiamo far pressione su tutti gli Enti affinché i cani, i gatti ed i furetti in età compatibile siano già consegnati sterilizzati al nuovo proprietario e che i cani siano censiti ed iscritti all’anagrafe canina nella prima settimana di vita e microchippati al quarantesimo giorno di vita.
La Regione Liguria nel 2005 ha inviato una circolare alle ASL e a all’Ordine dei Veterinari affinché sia applicato alla lettera ciò che il comma 8 art. 12 della Legge regionale 23 del 2000.
Cioè che un codice di riconoscimento sia applicato tra il quarto ed il sesto mese di vita onde evitare contestazioni.
Ciò poteva avere un senso sino al momento in cui si utilizzava la pratica ormai superata del tatuaggio.
Attualmente come codice di riconoscimento viene riconosciuto il microchip.
Ebbene questo minuscolo oggetto può e deve essere messo a dimora al più presto.
I canili ed i gattili sono colmi di animali di razza.
La fantasia, il cosiddetto meticcio, non è più solo nella infinita schiera di “senza tetto”.
Le fiere, i negozi, gli allevatori stessi “producono” in sede o, ahimè, nell’est centinaia, migliaia di animali di razza portatori delle patologie più gravi, privi di qualsiasi controllo.
L’unica caratteristica, spesso, è la sopravvivenza al viaggio!
Questi animali molto spesso muoiono durante il primo periodo di vita, quelli che sopravvivono, in percentuale, sono i futuri ospiti dei canili e dei gattili.
Sino a quando non sarà posto un freno, sino a quando non ci saranno dei severi controlli sulle importazioni di animali di affezione e non, sino a quando gli allevatori in nome del libero commercio potranno gestire le nascite e sino a quando le ASL ed i Comuni non istituiranno dei seri controlli sulla popolazione, quanto meno canina, noi animalisti e zoofili non potremo che cercare di ovviare ad un male inguaribile.
In questo contesto, come ho già dimostrato nell’integrazione dei regolamenti regionali sulla corretta detenzione della specie canina e sulla corretta detenzione nell’ambito di attività commerciali di cui mi sono occupata nella primavera scorsa, rimango a disposizione di tutto il pubblico per avere degli input utili ad una sempre migliore scrittura ed applicazione delle norme vigenti.
Grazie."
Convegno
ConvegnoIn questo periodo di importanti avvenimenti i “media” destinano uno spazio considerevole alle tematiche animali.
Si parla di innovazioni e migliorie significative dell’art. 727 e, conseguentemente, dello stesso codice penale.
Si parla di combattimenti di animali, di cani destinati ai laboratori di ricerca, ecc.
Grandi temi che riempiono la bocca a chi parla e le orecchie di chi ascolta ma che, in concreto, portano a poco.
Come penso tutti i presenti sapranno non è con la demagogia che si risolvono i problemi.
La vigente normativa in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo e l’art. 727 del Cod. Pen., se applicati in toto, sarebbero già un ottimo obiettivo.
Il trattamento degli animali, la loro detenzione, se fossero presi in considerazione da enti quali le Regioni, le Province, i Comuni, ecc. in modo innovativo potrebbero trovare la soluzione ai problemi ad essi legati, con sistematiche quanto incisive campagne di sensibilizzazione mirata.
Dare la possibilità a ciascun individuo di comprendere l’importanza del rispetto interspecifico e delle potenzialità ad esso legate sarebbe già, di per sé, un grosso salto di qualità.
Informare, quindi, rendere partecipe ciascun cittadino dei diritti e dei doveri morali, oltre che normativi, del singolo essere vivente.
Una forma di educazione civica a tema.
Questa responsabilizzazione mirata a migliorare il rapporto uomo – animale troverebbe applicazioni anche laddove sia effettivamente necessario l’intervento di organi di Polizia al fine di tutelare animali oggettivamente maltrattati o zoofili perseguitati da persone non sensibilizzate.
Un esempio potrebbe essere un fatto accaduto pochi giorni fa.
Marcella, una gattara che opera nel Levante, si presta quotidianamente per nutrire colonie feline dislocate in varie zone.
Più volte ha incontrato e discusso per difendere il suo diritto.
Quattro giorni fa, stanca dei ripetuti insulti da parte di un uomo, si è recata dai Carabinieri per esporre i fatti. Sempre per il medesimo problema ha avuto modo di conferire con un agente di Polizia Municipale. Il risultato è stato che si è sentita dire che le leggi sono state fatte da zoofili e che non terrebbero in considerazione i Codici a cui loro devono rispondere.
Questo spiacevole incidente, naturalmente, avrà un seguito, ma se i due organi di Polizia qui menzionati avessero avuto chiaro il concetto di rispetto di tutta la normativa e non già solo di quella di “serie A”, avrebbero agito diversamente.
Nel Levante la legge quadro 281/91 e la legge regionale 23/00 sono pressoché sconosciute agli enti pubblici.
Per un comprensorio di 29 Comuni non esiste un solo canile pubblico, non esiste un ricovero idoneo alla profilassi, non esiste un polo per il pronto soccorso, ecc.
Le denunce per omissioni varie contro i Comuni vengono archiviate o giacciono sotto chili di carta sino a prescrizione.
Al momento della denuncia, o delle sanzioni che le guardie di ENPA e Lega hanno fatto, la stampa riporta la notizia come se il fatto fosse risolutivo, in realtà, tutto rimane invariato.
Quindi ancora demagogia! ….
Nel comprensorio della ASL4, come dicevo, nessun Comune ha un canile, infatti, molto spesso, sono gli stessi Comuni a contattare le strutture associative per ricoverare questo piuttosto che l’altro animale.
Ma nessun Comune si convenziona con queste perché dichiarate “non a norma”.
Sì, è vero!
Nessun ricovero del Levante è blasonato!
Non per cattiva volontà, gusto del raffazzonato o tirchiaggine ma semplicemente perché tutte le Associazioni devono scegliere tra curare e nutrire gli animali ricoverati o investire in edilizia.
Nel Levante le Associazioni non possono contare su nessun contributo pubblico ma solo su donazioni di privati.
Perché?
Manca la volontà politica.
Ho trovato quindi poco conveniente l’intervento di alcune guardie zoofile che hanno sparato a zero su due canili associativi del Levante senza alcuna considerazione per il contesto.
Termino questo mio intervento con una preghiera rivolta a 360°:
le differenze esistenti tra le varie associazioni, siano esse zoofile o animaliste, sono una ricchezza e una già una forma di competizione o di antagonismo ed è proprio in questa ottica che auspico un sempre maggiore rispetto per le diversità.
Grazie.
Genova, 15 marzo 2003
AYUSYA Ass. di Protezione della Vita – ONLUS -– Via D. Cuneo 682
16040 San Colombano Certenoli (GE)