H5N1 alias influenza aviaria
H5N1 alias influenza aviaria
Sin dal giorno 19 ottobre 2005 la responsabile del centro di ref. naz. per l'influenza aviaria c/o l'ISZ delle Venezie (Dott.ssa Ilaria Capua) ha dichiarato che i piccioni non si infettano di influenza aviare rendendo la notizia pubblica attraverso un intervento telefonico avvenuto in diretta durante lo svolgimento del telegiornale (h. 19 circa) di Rete4.
Questo dato, decisamente rassicurante, dovrebbe essere divulgato capillarmente proprio al fine di evitare di leggere notizie allarmistiche prive di alcun fondamento scientifico.
Non tutti gli uccelli sono interessati dall’H5N1, tra questi appunto i piccioni. Ovviamente, come qualsiasi altro essere vivente appartenente al mondo animale, potrà subire l’attacco di un virus simile ma modificato; questa possibilità però, è ipotizzabile solo in un contesto di stretta “coabitazione” con animali infetti per periodi prolungati e, anche in questo caso, è assai remota. Come per l’uomo, insomma.
Ma parliamo di piccioni perfettamente sani che vivono in un contesto urbano.
Sin dalla fondazione l’Associazione di Volontariato Ayusya si occupa delle problematiche legate alla presenza di piccioni in ambito urbano.
Molti anni di esperienza hanno permesso ai volontari veterani di acquisire una quantità di elementi utili all’elaborazione di reali strategie di contenimento dei capi nel rispetto di TUTTE le variabili oggettivamente attinenti.
L’ultimo confronto con gli addetti ai lavori “blasonati” lo abbiamo avuto al Convegno “Aspetti di igiene urbana e vivibilità – COLOMBI e ALTRI UCCELLI IN CITTA’” che ha avuto luogo i giorni di 24 e 25 marzo a Genova.
Al Convegno sono intervenuti rappresentanti di Università italiane e straniere, di ASL, di ISZ e di Associazioni di Protezione Animale.
Citiamo alcune frasi significative pronunciate in questa sede:
Il Prof Paolo Zucca (Università di Trieste)
Se si cercano a tutti i costi le patologie forse si possono anche trovare ma non bisogna mai dimenticare che il microbismo è, il più delle volte, una realtà positiva.
Il Dr Bruno De Felice (ASL Savona)
Il coinvolgimento delle Associazioni animaliste nelle operazioni di monitoraggio, censimento, contenimento numerico incruento, messa a dimora di dissuasori incruenti, ecc. è fondamentale.
Il Prof Silvio Spanò (Università di Genova)
Consideriamo l’aspetto sociale: il problema della vecchietta che ha come unica soddisfazione ed affetto tutti quei piccioni che le si accalcano attorno? Siamo in grado di sostituirglielo con qualcosa di meglio? O dobbiamo sacrificare la sua esigenza alla nostra paura di ammalarci?
Occorre equilibrio e valutazione oggettiva.
All’unisono si è giunti alla conclusione che impedire la nutrizione dei piccioni, cioè affamarli, significa coabitare con una popolazione di volatili malati. Il segreto di un buon equilibrio sta nel razionalizzare in senso qualitativo e quantitativo la dieta. Ovviamente questa dovrà essere studiata congiuntamente agli addetti ai lavori (associazioni zoofile e/o animaliste operative in tal ambito e suoi diretti collaboratori, siano essi docenti o braccianti – gli uni senza gli altri creerebbero pericolosi squilibri) e non già imposta dal Comune per potere d’intervento conferitogli per legge. . .
IN SINTESI:
Se le Amministrazioni comunali desiderano risolvere in modo serio ed esaustivo l’esubero di piccioni nel contesto urbano dovranno avvalersi di personale pagato o volontario, a seconda di quanto denaro pubblico il Comune sarà disposto ad investire, che conosca le problematiche ad esso correlate in modo completo e professionale evitando di seguire l’onda del momento, “l’ultima trovata” o la soluzione meno costosa, dimenticando che la chiave è il congruo rapporto qualità – prezzo. Un lavoro sul territorio richiede uno studio propedeutico che permetta di individuare le reali necessità al fine di garantire uno svolgimento dei lavori consono al vero fabbisogno locale nel rispetto di tutte le variabili oggettivamente attinenti.
Questo dato, decisamente rassicurante, dovrebbe essere divulgato capillarmente proprio al fine di evitare di leggere notizie allarmistiche prive di alcun fondamento scientifico.
Non tutti gli uccelli sono interessati dall’H5N1, tra questi appunto i piccioni. Ovviamente, come qualsiasi altro essere vivente appartenente al mondo animale, potrà subire l’attacco di un virus simile ma modificato; questa possibilità però, è ipotizzabile solo in un contesto di stretta “coabitazione” con animali infetti per periodi prolungati e, anche in questo caso, è assai remota. Come per l’uomo, insomma.
Ma parliamo di piccioni perfettamente sani che vivono in un contesto urbano.
Sin dalla fondazione l’Associazione di Volontariato Ayusya si occupa delle problematiche legate alla presenza di piccioni in ambito urbano.
Molti anni di esperienza hanno permesso ai volontari veterani di acquisire una quantità di elementi utili all’elaborazione di reali strategie di contenimento dei capi nel rispetto di TUTTE le variabili oggettivamente attinenti.
L’ultimo confronto con gli addetti ai lavori “blasonati” lo abbiamo avuto al Convegno “Aspetti di igiene urbana e vivibilità – COLOMBI e ALTRI UCCELLI IN CITTA’” che ha avuto luogo i giorni di 24 e 25 marzo a Genova.
Al Convegno sono intervenuti rappresentanti di Università italiane e straniere, di ASL, di ISZ e di Associazioni di Protezione Animale.
Citiamo alcune frasi significative pronunciate in questa sede:
Il Prof Paolo Zucca (Università di Trieste)
Se si cercano a tutti i costi le patologie forse si possono anche trovare ma non bisogna mai dimenticare che il microbismo è, il più delle volte, una realtà positiva.
Il Dr Bruno De Felice (ASL Savona)
Il coinvolgimento delle Associazioni animaliste nelle operazioni di monitoraggio, censimento, contenimento numerico incruento, messa a dimora di dissuasori incruenti, ecc. è fondamentale.
Il Prof Silvio Spanò (Università di Genova)
Consideriamo l’aspetto sociale: il problema della vecchietta che ha come unica soddisfazione ed affetto tutti quei piccioni che le si accalcano attorno? Siamo in grado di sostituirglielo con qualcosa di meglio? O dobbiamo sacrificare la sua esigenza alla nostra paura di ammalarci?
Occorre equilibrio e valutazione oggettiva.
All’unisono si è giunti alla conclusione che impedire la nutrizione dei piccioni, cioè affamarli, significa coabitare con una popolazione di volatili malati. Il segreto di un buon equilibrio sta nel razionalizzare in senso qualitativo e quantitativo la dieta. Ovviamente questa dovrà essere studiata congiuntamente agli addetti ai lavori (associazioni zoofile e/o animaliste operative in tal ambito e suoi diretti collaboratori, siano essi docenti o braccianti – gli uni senza gli altri creerebbero pericolosi squilibri) e non già imposta dal Comune per potere d’intervento conferitogli per legge. . .
IN SINTESI:
Se le Amministrazioni comunali desiderano risolvere in modo serio ed esaustivo l’esubero di piccioni nel contesto urbano dovranno avvalersi di personale pagato o volontario, a seconda di quanto denaro pubblico il Comune sarà disposto ad investire, che conosca le problematiche ad esso correlate in modo completo e professionale evitando di seguire l’onda del momento, “l’ultima trovata” o la soluzione meno costosa, dimenticando che la chiave è il congruo rapporto qualità – prezzo. Un lavoro sul territorio richiede uno studio propedeutico che permetta di individuare le reali necessità al fine di garantire uno svolgimento dei lavori consono al vero fabbisogno locale nel rispetto di tutte le variabili oggettivamente attinenti.